domenica 12 febbraio 2012

Sono un supereoe

Ho scoperto di aver acquisito un super potere. non mi capacito di come questa cosa sia accaduta, non sono stato colpito da un fulmine, morso da un ragno radioattivo, non vengo da un altro pianeta e non sono uno scienziato vittima di un tremendo incidente nel suo laboratorio. però ho acquisito questo super potere incredibile. deve essere arrivato con l'anno nuovo, non so. forse mi è stato concesso questo super potere per potermi godere gli ultimi mesi di vita sulla terra prima che il 20.12.2012 non ci spazzi tutti via o non ristabilisca l'ordine naturale delle cose sterminando un po' di bianchi e salvando i negri come suggerito da questa notevole pellicola. Insomma, ho acquisito questo super potere: riesco ad evitare di pagare le multe sugli autobus. 
mi è già successo due volte nel giro di meno di un mese, in due località diverse. direi che l'argomento può essere trattato come quello della santità nella chiesa cattolica, quindi se riesco a raggiungere i tre eventi allora mi si dovrà riconoscere questa abilità. 
Ovviamente, come alcuni sicuramente vorranno puntualizzare, è facile avere il superpotere di evitare le multe sull'autobus, basta pagare il biglietto. non posso certo darvi torto. tuttavia, essendo un fannullone sfigato (®Michel Martone, il nostro idolo) e soprattutto essendo un procrastinatore, puntualmente ogni mese il mio proposito di farmi l'abbonamento sfuma perché me ne ricordo sempre oltre alla metà del mese e "allora non vale più la pena farlo, no?". questo vale in particolar modo per la mia vita bolognese, a trieste ci vado ogni tre mesi e non avrebbe senso.

La prima volta che il mio superpotere si è manifestato ero a trieste. ero anche in ritardo, tanto per cambiare e stavo andando a prendere il treno per tornare a bolo. prendo la 20 al volo alla luminosa e con un leggero fiatone mi accomodo nello spazio riservato alle sedie a rotelle, così almeno sono sicuro che nessuna vecchia scassa cazzi reclami il mio posto. dalla luminosa alla stazione ci sono due fermate, io ho il fiatone, a trieste i controllori non salgono mai e poi cazzo, devo andare a prendere il treno. in piazza oberdan scendono uno paio di persone e sale lui, il controllore. se avessi preso ripetizioni da emma sulla fisionomia dei controllori triestini probabilmente lo avrei individuato subito, ma non sarebbe cambiato molto. mancando qualsivoglia tipo di dispositivo a trieste per la produzione di biglietti in vettura, mi metto il cuore in pace e mi preparo a ricevere la multa; se non altro la stazione è la fermata dopo ed è il capolinea quindi non c'è rischio di rimanere a bordo.
succede però qualcosa di inaspettato (ma forse neanche tanto): una delle due ragazze di fronte a me non ha il biglietto e il controllore, che contrariamente a quanto succede a bologna, fa i controlli da solo invece che in coppia, si ferma a farle la multa. una fiammella di speranza si accende in me e più il tempo passa, più la speranza si fa forte. tuttavia la certezza è ancora lontana, aiutata soprattutto dalla sempre soddisfacente onda verde di via carducci, piazza dalmazia e via ghega.
mentre con incredibile fake nonchalance mi giro verso la porta e mi metto in posizione discesa, pronto a fare orecchie da mercante all'eventuale controllore che mi chiedesse il biglietto durante la discesa, un delicato odore di vinazza, mi investe. mi giro verso la fonte e noto un simpatico giovine triestino ANTI, che come tutti i triestini alternativi è un po' un crossover: un po' punk, un po' metallaro, un po' freak ma soprattutto, in questo caso, devastato (sono le quattro e mezza del pomeriggio). con un braccio attaccato al palo, dondola e biascica frasi di difficile comprensione ma dal contenuto più o meno sul genere "e ma non proprio questa volta che non ho il biglietto...dai che siamo quasi arrivati in stazione...dai che ce la facciamo...". preparo allora mentalmente un piano infallibile: se il controllore dovesse arrivare, fingerò di avere il biglietto ma infilato proprio in fondo alla tasca dei jeans o nel portafogli, dicendo che lo tiro fuori subito, sperando nel fattore "rabbia dell'imbriago molesto against ordine costituito". tutto inutile: il controllore, forse disgrafico, quando arriviamo in stazione è ancora là che compila il blocchetto con carta carbone e confronta il documento con quanto scritto. le porte si aprono, scendo e con uno sprint esco dalla zona delimitata dalle linee gialle con scritto bus (ché una volta al liceo mi avevano chiesto il biglietto appena sceso dall'autobus perché ero ancora nella zona della fermata). multa scampata.

La seconda volta invece è successo l'altra sera, in una notte buia e tempestosa, al ritorno da una cena con amici. salgo sull'ultimo autobus regolare, quello tipo delle zerozerocinquantanove o un orario del genere, imbacuccato e sempre con il mio librino elettronico. in autobus ci saranno 15 persone, i posti a sedere liberi non mi piacciono e mi metto, come di consueto, appoggiato alla sbarra del divisore del posto per le carrozzine/sedie e a rotelle. sono le zero zero59, o forse è già l'una e qualcosa, insomma, ci siamo capiti dai. in tutta tranquillità aspetto la mia fermata. fuori non si vede un cazzo perché tutti i finestrini sono lerci di neve sciolta, grigi.
ad una fermata imprecisa (che si scoprirà poi essere la penultima prima di casa mia) sento una tipa che chiede all'autista di aprirle la porta per scendere: non aveva suonato la campanella. mi si ferma il cuore. mi dico "no dai, non è possibile". guardo la porta davanti e vedo entrare un uomo serissimo, ma sembra solo. dietro di lui una donna giovane. sembrano due innocui passeggeri ma non appena l'uomo serissimo arriva davanti alla macchinetta dei biglietti, si drizza in tutta la sua statura e pronuncia le fatidiche parole "signori...biglietti prego". quei tre punti di sospensione fra signori e biglietti prego, sono il momento in cui ti rendi conto dell'inevitabilità della vita, in cui anche se hai 12 anni, percepisci che tutti dobbiamo morire, un giorno. inoltre la giovane donna dietro di lui non è altro che una controllora. è la prima volta che incontro una coppia mista, di solito erano solo uomini e salivano uno da davanti e uno da dietro schiacciando i passeggeri in una morsa di carta carbone.
il cuore si ferma. la rassegnazione prende il sopravvento.
l'uomo serissimo percorre l'autobus e si mette a controllare in fondo, la donna rimane davanti. io sono appoggiato con la panza alla sbarra in direzione autista, non vedo cosa succede dietro di me e non mi giro mai a guardare. mentre la donna controlla un paio di biglietti mi accorgo che la prossima fermata è la mia. una signora, a cui è già stato controllato il biglietto, suona il campanello e si mette alla porta. dell'uomo serissimo non ho notizie, ma dato che ancora non è venuto a bussarmi sulla spalla immagino che stia facendo una multa. tengo gli occhi fissi sulla donna, che dopo aver controllato un paio di biglietti, trova la vittima sacrificale. la tensione è al massimo. mancano pochi metri alla fermata e la donna comunica all'uomo serissimo che lei deve scendere con il signore e che quindi si salutano qui. poi dice all'autista di non aprire le porte centrali e informa che chi volesse scendere lo dovrà fare da davanti.
vedo la luce in fondo al tunnel.
l'autobus si ferma. la signora controllata che ha suonato il campanello ovviamente non ha ascoltato/capito un cazzo di quello che deve fare e quando si gira con faccia stupita nella generica direzione dell'autista, la controllora le rispiega che deve uscire da davanti. scendono anche due ragazzi che stavano seduti davanti a me. metto il librino elettronico in tasca, sigillo con la zip e mi immetto nel flusso. la controllora scende e va sul marciapiede con il multando approfittando di un sentierino nella neve alta sessanta centimentri. io scendo, prendo la direzione opposta e dopo un paio di metri, constatato che non c'è nessun fottuto sentierino da questa parte, passo sul marciapiede scalando la collina di neve e merda grigia. non mi giro mai indietro e dopo aver fatto il doppio della strada per viuzze completamente ricoperte di neve arrivo finalmente a casa.

martedì 31 gennaio 2012

Satana è sempre in agguato

navetta C, per piazza Verdi. sale una signora. avrà sulla 50ina, è vestita come una cogliona; fissa il palo con attaccate la macchinetta per fare i biglietti e l'obliteratrice. poi si avvicina alla conduttrice, si muove come se compisse uno sforzo che le risulta insopportabile. sventola delle monetine in faccia alla conduttrice la quale le fa gentilmente notare che c'è una macchinetta apposita. la cogliona si gira scruta (di nuovo) la macchinetta e inserisce le monete. entra uno dell'Atc con la ricetrasmittente e dice all'autista che c'è una deviazione di percorso perché c'è il presidente (Napolitano). 
salgono altri individui sui cinquanta, musicisti immagino, dato che hanno custodie per strumenti in spalla. sono colleghi della cogliona. uno, mentre l'uomo con la ricetrasmittente scende, chiede che succede e, ricevuta risposta, dice, con fare da figo: "c'è la deviazione per il presidente". un altro fa: "sì, c'è il presidente, c'è scalfaro". la cogliona interviene: "tutti sti politici maledetti".
l'inconfondibile accento: è toscana. "presidente dei miei coglioni, fanno tutti schifo, sono tutti uguali. figurati che io sono monarchica".
L'unica cosa che mi figuro è che tu sei una sfigata testa di cazzo, canedio. tu e io tuoi colleghi di merda. Scalfaro ha finito di fare il presidente nel 99, poi c'è stato carlo azeglio "sopracciglio joe" ciampi e ora c'è giorgio "tararara ningia, ningia tardols" napolitano. Senza contare che scalfaro è morto, coglioni. come emilio indimenticato fede in una lettera di un fan, qualche anno fa.
Non è che siccome avete sentito "scalfaro" "oggi" "presidente" stamattina al TGcom vuol dire che scalfaro è il presidente della repubblica.
Per quanto riguarda le millantate simpatie monarchiche, non ho intenzione nemmeno di concederti un diocane, non ne sei degna. non sai nemmeno quello che dici, non sai in che mondo vivi. Sei solo il rifiuto e lo scarto di cui è composta la gran parte della società. E ti vesti come una cogliona.

fuori nevica, abbastanza di brutto. Franzen dice che la gratificazione istantanea degli ebook danneggia la società. dice anche che con uno schermo sembra sempre che abbiamo la possibilità di cancellare, cambiare, spostare quel che c'è sullo schermo. quindi per uno pazzo di letteratura come lui non è abbastanza permanente.
forse qualcuno dovrebbe spiegare a franzen che, oltre ad essere un pazzo di letteratura, parla di tecnologia come se avesse ottant'anni.

mercoledì 2 dicembre 2009

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stavo per chiudere il computer ed andarmene dal dipartimento ma ho avuto un flash, il dio si è palesato in me, la divinità mi ha soffiato l'ispirazione dentro. e puzza di aglio.



sapete chi odio più di tutti con il mio grasso cuore?

tante categorie che spesso cito nei miei sproloqui artistici. ecco io odio soprattutto le persone inette alla tecnologia. badate bene, non odio chiunque non sia un nerd o non sappia usare alla perfezione un computer, odio le persone che usano la tecnologia e si disinteressano totalmente delle possibilità offerte dalla tecnologia stessa e, soprattutto, parlano della tecnologia in termini grossolani ed errati. credo che le manifestazioni specchio di questo atteggiamento siano fondamentalmente due:

  • cliccare due volte su un link
  • prima di appuntarsi un indirizzo email, penna e taccuino alla mano e sicuri di sé, esclamare "www..."


ma dio porco. ma perché? per quale motivo? cosa c'entra? cazzo, è una vita che navighi sul fottuto internet e mandi email e mi dici www cazzo? ma cos'è, quando uno ti deve dare il numero di telefono lo incalzi e dici "via..."? no cazzo, dici il prefisso locale o dell'operatore, dici 040, 051, 055 o zeroporcodio. ciao, la mia email è www.sebastiano.it@gmail.com. CAAAAAAAAAAAAAZZO. ma non è difficile puttana eva. e la cosa che mi fa incazzare è che è un errore che non deriva da una reale difficoltà nell'apprendere un concetto e semplicemente disinteresse verso il concetto, l'oggetto. ora, se tu l'oggetto in questione non lo usi, se non lo rendi parte delal tua vita, per me puoi rimanere anche disinteressato e fottertene, non sarò di certo io a dirti che sei un ritardato perché non usi l'email. ma lo sei comunque. non sarò io dunque a dirtelo. se tu però l'oggetto in questione lo usi allora devi essere coerente e conoscerlo almeno nelle sue componenti di base. e soprattutto devi utilizzare la terminologia giusta cazzo. perché poi quando fai notare a questi elementi, di solito parte la risatina e il "ma sì, è che mi confondo con queste cose tecnologiche". ma diocristo, se torniamo dalla spesa e io appoggio la busta dei surgelati sul tavolo con la chiara intenzione di metterli per primi via, in freezer, tu cosa fai, mi precedi accendi il forno e ce li ficchi dentro? e poi perché cliccare due volte su un link? cazzo è un link, è fatto apposta per cliccarci sopra una volta sola diocane. non è un'icona, né una cartella, né un file. è un link. cos'è, clicchi due volte per essere più sicuro? quando prendi il telecomando per cambiare canale premi due volte 6 per vedere meglio l'edizione pomeridiana di studio aperto? no cazzo non lo fai cazzo.

ecco, ora mi sono stancato. a me il solo pensare a queste situazioni mi spossa dentro, mi toglie le energie. devo mangiare

venerdì 13 novembre 2009

i peli sul cazzo

amo

diocane io amo. amo le serie televisive americane sui college. è più forte di me, non so come fare a smettere. ma non voglio smettere è questo il punto. e mi piacciono soprattutto quelle che si agghindano per sembrare complicate ma che alla fine si possono prevedere. provo piacere fisico ad anticipare quello che sta per succedere. anche solo di qualche secondo, magari perché hanno appena cambiato la musica. ed è proprio questo che i produttori di questa roba sperano di ottenere. io sono lo spettatore perfetto. abbocco a tutto consapevolmente. e quando finiscono le serie piango, mi sento vuoto dentro perché è finito tutto. dover essere costretto ad aspettare almeno una settimana fra un episodio e l'altro ha d'altro canto un effetto contenitivo su questa mia tendenza adolescenzialmestruale. consultare la marchesa per definizioni di contenitivo. il peggio ovviamente invece è quando ti puoi sparare tutta la serie in un colpo solo. ha un effetto devastante sull'umore, soprattutto perché di solito si finiscono di vedere le serie a notte fonda e, come è noto, di notte l'emozione è pazza ed è facile piangere perché OC è finito (per approfondimenti cfr. http://setipuzza.blogspot.com/2007_03_01_archive.html). quindi passando ad altro. un mio caro amico ha di recente postato sul suo profilo di facialbook il video di una canzone, Wanna Be dei Broken Heart College, che altro non è che la versione rock dodicenne di Wanna Be delle eterne ragazze di La Spezia. Ora, la canzone non è nemmeno una di quelle cover che dici chessò "l'hanno riarrangiata in maniera inaspettata, carina", è semplicemente la stessa canzone suonata con strumenti veri invece che con una pianola casio e cantata da due individui dalla dubbia identità sessuale che si rifanno le sopracciglia hanno più fondotinta che peli sul cazzo (che poi mi ha sempre dato un po' fastidio dire peli sul cazzo per la incorrettezza intrinseca di questa affermazione: chi ha i peli sul cazzo? io no, ce li ho intorno alla base. chi può avere i peli sul cazzo? dai, pensateci un attimo, i peli sul cazzo diocane, mi viene da vomitare se mi fermo a pensarci). Comunque, la canzone è esattamente uguale. e lo sapete perché è esattamente uguale? perché a nessuno dei produttori fregava niente di farla diversa. e lo sapete perché? perché il pubblico a cui è indirizzata questa canzone non ha la più pallida idea che si tratti di una cover. hanno tutti almeno la metà dei nostri anni. benvenuti nell'anzianità. ora posso tornare a trieste e non sentirmi fuori posto, partecipare alle attività organizzate per i vecchi. ce ne è uno di questi programmi di cui ricordo anche il nome, amalia. era una mattina ed ero andato in via del toro a farmi le analisi del sangue, o forse a farmi la E111 per andare in grecia e uscendo ho visto il manifesto appeso di questa roba, amalia, e ho chiesto a mia madre che cosa fosse. lei mi ha detto che era una cosa per vecchi e poi ha cambiato subito discorso sostenendo che "i triestini sono così coglioni che leggono amalia con l'accento sulla seconda a invece che sulla i". forse devo darle ragione, del resto trieste è il posto dove, andando a votare per le primarie (le prime primarie, quelle di prodi. questa volta non ci sono andato a votarli), il tipo al banchetto segnadno mia madre l'ha chiamata "lùcia marcheselli". lùcia. lùcia dioporco. ma checcazzo diocane, ma come fai a leggere il nome di una che si chiama lucia lùcia? ma checcazzo di problemi hai?

lucha.

del resto ad una delle prime sessioni del parlamente europeo a cui partecipai, in repubblica ceca, conobbi una tedesca che si chiamava lotta, perché i suoi genitori erano di quei tedeschi per bene anni settanta filo brigatisti che l'avevano chiamata così perché a loro piaceva lotta continua.

vabbeh

domenica 27 settembre 2009

memoria storica e merda

I'm back madaffaccaaaaaa

mesi, anni, secoli. odore di ascelle. prima c'era una folla manifestante contro (credo) la polizia violenta. ma non li ho visti, li ho solo sentiti. ed era un orario strano per una manifestazione, ma non ricordo quale. l'altro giorno mi sono visto accidentalmente riflesso da qualche parte, su un fiestrino o uno specchio, e ho notato che il ciuffo di peli che mi esce dal colletto della maglietta in zona collo/spalle è inquietante. solo a casa, immerso in un immenso tomo di 460 pagine sulla democrazia ateniese del quarto secolo. gli ateniesi non avevano memoria storica e mi pare che nemmeno noi ne abbiamo. a noi però piace la merda. chissà se piaceva anche agli ateniesi. se anche loro guardavano la carta igienica dopo essersi spazzati. devo confessarvi che in realtà io non lo faccio, non l'ho mai fatto (e sapete che non ho motivo di mentire). però so di gente che non può farne a meno, ma non farò nomi. forse ogni tanto mi guardo i mocci nel fazzoletto ma nemmeno di quello sono sicuro. quello che invece ho notato è che a forza di mangiare verdura, cago pezzi di insalata. il problema è che l'insalata fa fatica ad andare giù per il cesso. rimane lì a nuotare, mi ci vogliono diverse tirate d'acqua per affogarla. e poi mi sento in colpa perché spreco l'acqua per scaricare un apio di foglioline di insalata (cagate) nelle fognature. acqua perfettamente potabile tralaltro. tralalalalaltro. sono tornato due settimane fa e le mie valigie sono ancora (prevedibilmente) sul pavimento. sul pavimento c'è anche un sacchetto di plastica con della roba sporca (in realtà è vicino al cesto della roba sporca). il sacchetto è stato rinominato da me e vincent vega "il sacchetto della morte": pezzi forti, alcune magliette e mutande sudate e ficcate nel sacchetto ancora bagnate e ancora bagnate penso adesso. non so se avete presente di cosa puzza la roba bagnata di sudore quando la si appallottola e la si lascia dentro la borsa. ogni tanto, quando ero giovane magro e giocavo a basket 4 volte alla settimana, mi dimenticavo di tirare fuori la roba dalla borsa. non era piacevole.

abbiamo una bilancia nuova. una di quelle vere, digitali. non di quelle scrause con la rotellina che gira. quelle sono bilance per i grandi numeri. in realtà anche questa ha bisogno di tre tentativi per dare un risultato deifinitivo ed il primo è sempre il più basso. poi ti pesi di nuovo e ti da 2 etti in più, e ancora due etti la terza volta. poi si stabilizza. da quando l'ho comprata ho preso l'abitudine di pesarmi prima e dopo aver pisciato, per sapere quanto pesa la mia piscia. ovviamente lo faccio anche prima e dopo aver cagato, però ancora non mi è capitato di fare la cagata colossale, quella da mezzo chilo per intenderci. mi è capitato invece di notare che perdo i peli del petto. ogni tanto mi arruffo i peli del petto mentre leggo qualche interessantissimo articolo della colonnina di destra di repubblica e poi, quando guardo il tavolo, lo scopro pieno di peli neri soffici.

chissà, magari un giorno mi inceretterò e proverò l'ebbrezza di non avere peli

giovedì 21 maggio 2009

de tettibus culibusque in tempo aestivo/Περί τέττας τε κόλους εν θέρω


trascorro la mia vita principalmente di fronte al computer. probabilmente sono abbronzato in faccia per la luce dello schermo. sto al computer quando sono in biblioteca e sto al computer quando sono a casa, e siccome la mia vita si divide fra biblioteca e casa non rimane molto altro. solo quando esco non sto al computer. ah, e nemmeno quando sono al cesso, ma solo perché il mio portatile in realtà non è portatile ed è pieno di cavi attaccati in tutti buchi. ovviamente stavo dando un'occhiata a checcazzo stessi facendo nei maggi degli anni passati. al maggio del duemilasette, credo, risale uno dei miei masterpiece, il post sui capelli. ora ormai produco solo sudore e veleno. ad ogni modo la spinta artistica per questa composizione di maggio mi era giunta come prepotente risposta ormonale alla nuda carne che vedo in giro, passeggiando per le assolate e afose della capitale felsinea. tette e culi, come si diceva sopra. se qualche filologo greco o latino stesse leggendo e avesse qualcosa da ridire sul mio personale uso dei casi nelle suddette lingue: non mi cagare il cazzo. si diceva quindi tette e culi. sono dappertutto. tette piccole e grandi, scure e chiare, morbide e dure, strizzate o senza reggiseno, sfuggenti o sode. e i culi. i culi grandi, piccoli, sodi, flosci, divergenti, piatti, sporgenti. dopo tanti anni basta un'occhiata rapida ed impercettibile per stabilire se uno paio di tette o un culo siano degni di attenzione. prima di tutto bisogna imparare a guardare: la prima percezioni infatti non avverrà per visione diretta ma grazie alla visione periferica e questa è una nozione valida soprattutto per le tette. il punto su cui focalizzarsi dipende ovviamente dalla distanza del soggetto. se il soggetto è sufficientemente distante non ce bisogno di inquadrare una parte specifica del corpo, si ha una visione complessiva sufficiente a comprendere se l'elemento sia di interesse o meno. le cose si fanno più difficoltose con il diminuire delle distanza. quando il soggetto è ad una distanza da cui è in grado di percepire il vostro sguardo, è importante concetrarsi in una zona inesistente fra il naso e l'attaccatura delle clavicole allo sterno. in questa maniera si potrà avere una visione sufficientemente dettagliata del prodotto desiderato riuscendo al contempo a controllare il viso del soggetto. l'osservatore di grande esperienza poi, sarà in grado di compiere questa operazione guardando il soggetto negli occhi .

sul fronte opposto è evidente che l'osservazione dei culi presenta, se non meno, diverse problematiche da affrontare. se da un lato è vero che, non avendo gli essere umani fisicamente gli occhi dietro alla testa, ciò non significa che lo sguardo non sia percettibile. questo riguarda soprattutto quando il soggetto è il movimento in direzione opposta rispetto al punto dove vi trovate o, eventualmente, all direzione in cui state andando. l'osservatore navigato spesso potrà decretare già da davanti se un culo possa suscitare qualche interesse (il discorso vale, parzialmente ed in maniera decisamente più complicata, anche per le tette); il dilettante dovrà innanzitutto cercare di esercitarsi in questa identificazione frontale. in secondo luogo dovrà evitare nella maniera più assoluta la nota mossa "aspetto che passi e mi giro", preferendo piuttosto la "visione laterale culare", che consiste nel dare una breve occhiata, cercando di voltare il meno possibile la testa, al profilo del culo. se il culo dovesse rivelarsi di un certo interesse allora, con la massima cautela e fingendo ad esempio di guardare qualcosa attaccato al muro, o se l'autobus sta arrivando o qualsiasi altra cosa, purché appaia il più naturale possibile. la naturalezza dei movimenti è la chiave del successo, la naturalezza e la visione periferica. agli stolti che penseranno che questo sia un discorso idiota perché basta aspettare cinque metri e girarsi senza tanti problemi, risponderò che facendo ciò, renderemo tutta la strada consapevole di quanto stiamo facendo. ciò non rappresenta un problema per il fatto che l'atto di osservare sia riprovevole, ma perché altrimenti tale nobile arte perderebbe di significato, come se di un film si vedesse direttamente il bacio finale, dopo che il personaggio femminile e quello maschile sono appena stati presentati come antagonisti.

una menzione particolare merita lo svolgimento di suddette attività nelle biblioteche. da un lato la posizione ferma permette di avere un controllo più efficiente dell'area, dall'altro però deve essere adoperata una maggiore attenzione alle tecniche di osservazione e soprattutto di comunicazione con i propri compagni: questa deve avvenire sempre in maniera molto discreta, dovrebbe bastare uno sguardo od una parola, mai seguito da una risata od un sorriso, ma piuttosto da una faccia atona, palpebra a mezz'asta alla ricerca del soggetto appena suggerito.

per oggi termino qui, è giunta la mia ora

lunedì 6 aprile 2009

biberon e panini

c'ho voglia del kebab al pollo di red chicken in zuelpicher platz a colonia. sono passati quasi due anni da quando ho mangiato l'ultimo kebab arrotolato di pollo con formaggio là. c'ho proprio il sapore in bocca esatto di come era. prendevo anche il pollo arrosto con l'insalata e le patate fritte. quelle patate fritte ciccione con sopra la polverina rossa, come le fanno lì in germania. ché poi dicono che sono belghe.



oggi mentre tornavo a casa ho notato che finalmente è arrivata la primavera, è chiaro fino a tardi e gli alberi sono fioriti. i fiori cominciano a puzzare, poi gli alberi cominceranno a smollare quella merda di polline che si appiccica per terra e le scarpe di appiccheranno sull'asfalto.



sul tavolo c'è il biberon bianco a macchie nere stile mucca, con il copri ciuccio a forma di tetta di vacca. me l'hanno regalato al mio compleanno dei 18 anni, me lo sono portato dietro in tutti i traslochi da quella volta, ma penso di non averlo mai usato. nemmeno una volta. è che da quando vivo dassolo ho smesso di bere da biberon in realtà. finché me lo portano a letto è un conto, se mi devo alzare per farmelo allora col cazzo. per quelli (pochi) di voi che si staranno chiedendo inorriditi di cosa io stia parlando: sì, bevo nel biberon quando mi capita e ho bevuto nel biberon finché ho vissuto in casa dei miei. è una questione di comodità, permette di fare un pezzo di colazione rimanendo disteso a letto. e non mi cagate il cazzo. sul tavolo comunque c'è tutta una serie di altra roba. credo che alcune cose siano qui sopra da luglio, quando mi sono trasferito qui, poi ci sono degli scatoloni di cartone con la roba che ho riportato a casa dalla cantina degli zii, dove l'avevo portata prima di partire per la germania. in realtà è praticamente tutta roba di mia sorella, roba che mi aveva lasciato quando se ne è andata via dalla casa vecchia e che io mi sono trascinato nelle case che ho cambiato in questi anni. l'unica cosa in ordine in questa camera è (apparentemente) la libreria, una libreria stretta e alta che per la sua strettezza risulta piena e mi fa sentire colto, in realtà dentro c'è poca roba e troppi libri imbroglioni, tipo i manuali di storia greca e romana.



le braccia le tengo appoggiate sull'album di figurine panini. mi mancano 150 figurine circa, a marzo ho subito uno stop forzato per mancanza di fondi. fare l'album di figurine a 23 anni è malato. e non per il motivo che pensate voi (che è lo stesso che avete pensato se non sapevate del biberon). non quindi perché a 23 anni uno non può fare l'album di figurine perché è infantile, ma perché a 23 anni hai tanti soldi da buttare via. quando fai l'album delle figurine e hai 9 anni, le figurine te le comprano i tuoi genitori la domenica mattina quando vanno a comprare il giornale in edicola, 4 pacchetti, 5 al massimo. oppure te le compri tu, un pacchetto alla volta, con le monete che raccatti in casa. mi ricordo che raccattavo monete e mille lire per mesi e poi quando arrivavo a sessantamila lire andavo da orvisi (r.i.p) o da giokit e mi compravo un gioco del game boy. di solito arrivavo con meno soldi di quanto in effetti costasse il gioco e poi facevo la mossa del finto tonto alla cassa che arrivava con un gioco da 69 mila lire ma solo 64 mila in mano, 20 delle quali in monete. di solito funzionava e mi beccavo lo sconto. e poi da piccolo avevo la faccia da bambino buono, timorato degli adulti, con quegli occhi all'ingiù tipo cagnolino bastonato. o tipo britney spears. non che adesso gli occhi siano cambiati, ma la barba e i capelli cammuffano lo sguardo da cagnolino bastonato. che poi cagnolino non ero ma bastonato sì, da mia sorella con costanza. e alla fine faceva bene, credo di averne già parlato in qualche altro momento. in fondo avevo sempre qualche torto per cui farmi punire.



uno dei momenti più atroci della mia infanzia invece è stato quando giocavo con l'astronave rossa e nera della lego di nicola. ci stavo giocando in bagno, forse la facevo galleggiare nel lavandino pieno d'acqua (sono sempre stato un'amante dei recipienti pieni d'acqua) e non mi ricordo come me ne era caduto un pezzettino dentro al lavandino. mi ricorco che ero disperato, piangevo e mi sentivo tremendamente in colpa per aver perso qual pezzettino. era uno piatto da due credo, con qualche feature sopra tipo un pezzo di cardine perché doveva essere una giuntura. non mi ricordo se lo dissi mai a nicola o se feci lo gnorri o se addirittura utilizzai una delle tecniche preferite dai bambini, cioè mentire e sostenere che quando ci giocavi tu era tutta intera. ma stavo malissimo davvero. ad ogni modo si era partiti parlando dell'album dei calciatori. il problema di farlo a 23 anni è che si diventa capaci di entrare in edicola e comprarsi 15 euro di figurine. 15 euro. cosa volete che siano? berrò 3 birre in meno la prossima sera ma guadagnerò 150 figurine. ve le immaginate 150 figurine? sono tantissime. nessun bambino scarta mai in una volta sola 150 figurine. ché poi adesso se ti mancano le figurine non ti fai più inculare dalla panini (o dalla merlin o da chiunque altro sia l'editore succhiasoldi) che per avere le figurine mancanti vuole 50 cents a figurina, no: ora vai su ebay e puoi ordinare stock di 40 figurine al modico prezzo di 5 euro, cioè poco più dei 10 cenz a figurina che è il costo in edicola. da queste cose percepisco in maniera davvero cahira che il mondo è definitivamente cambiato.

venerdì 6 febbraio 2009

Schifo e vomito


dioporco, tutta sta storia mi fa venire il prurito alle mani, diocane.

compiacersi perché fini si dice solidale con napolitano per la sua presa di posizione contro la ridicola (e soprattutto pericolosissima) crociata di berlusconi, mi fa venire da vomitare. leggere le dichiarazioni del vaticano prima laudanti il governo perché "non ci hanno dimenticati" e poi rammaricanti perché "napolitano ci ha delusi" m fa venire voglia di gonfiarmi di tritolo e andare a farmi saltare per aria a san pietro. mi fa schifo cazzo, mi fa vomitare, che vadano tutti a incularsi l'un l'altro finché la loro schifosa razza di porci schifosi si estingue e che dioporco li fulmini

martedì 27 gennaio 2009

Cosa non scrivere quando aggiungi un amico su feisbuc che in realtà non è un tuo amico (cioè nel 95 per cento dei casi)



io mi chiedo, perché le persone devono mentire e scrivere le puttanate? mi aggiungi su feisbuc. vedo il tuo nome nella mail di notifica e mi chiedo chi tu sia, ho un vago ricordo del tuo nome. clicco sul link, metto la mia password e vedo la tua faccia. mi ricordo subito, quel musetto da scimmietta non si dimentica. non sei brutta, hai solo un po' di musetto, dei bei capelli ricci e biondi, corpicino. sei la classica greca con un po' di puzza sotto al naso che si farebbe scopare solo da un trentenne con la opel tigra ma poi mi ricordo che ci sei stata con il mio amichetto. bene, mi aggiungi. e io accetto volentieri. ogni tanto mi chiedevo che fine aveste fatto tu e le altre due. e siccome io sono un vero di feisbuc, ti lascio anche un messaggio sul wall. ciao musetto ricciolino, quanto tempo è passato bla bla bla non sapevo il tuo cognome bla bla bla come va bla bla bla università bla bla bla bacini. stamattina ricevo la notifica che mi hai risposto sul wall e leggo quel che mi scrivi. ah quanto tempo bla bla bla università bla bla bla e poi l'errore (riporto la traduzione dal greco con la stessa punteggiatura: "mi fa piacere che ti ho trovato e siamo diventati amici...ora ci sentiremo più spesso...bacini".

  1. i puntini di sospensione non si usano così. lo dico per tutti quelli (e sono tanti) che ne fanno un uso sbagliato. mettermi tre puntini di sospensione dopo che mi dici che ti fa piacere avermi trovato bla bla bla a me si filma in testa il video di tu che me lo dici e dopo aver terminato la frase fai un sorriso di circostanza un po' schifato e rimani in silenzio per tre secondi prima di aggiungere la seconda frase, la quale parimenti termina con triplo punto di sospensione prima di darmi tre bacini con la guancia tenendo il collo più tirato possibile nella direzione opposta alla mia testa, quasi senza toccare la mia faccia e con espressione schifata
  2. non usare frasi di circostanza evidentemente false, resta con un profilo più basso. passi per la prima "mi fa piacere che ti ho trovato e siamo diventati amici" anche se comunque quel siamo diventati amici (nonostante evidentemente riferito all'azione di premere il tastino di feisbuc aggiungi amico) mi lascia quel sapore di artificiale che verrà purtroppo esaltato al massimo dalla seguente ultima frase. cioè "ora ci sentiremo più spesso". cazzo, non è vero. perché devi dire una stronzata così? porca troia, che ne so, dì "mi fa piacere averti ritrovato come va la tua vita, ora scappo ciao ciao" con quell' "ora scappo" attualizzi il messaggio e lo fai sentire molto più (fintamente) amichevole che dirmi "ci sentiremo più spesso". perché lo sai che non ci sentiremo più spesso non te ne frega niente. e secondo te a me me ne fotte qualcosa? c'ho 653 amici prima di te (scusate ma è il momento di attivare la modalità "esaltazione attitudine prostituta" di cui sono un degno rappresentante su feisbuc), il novanta per cento dei quali sento, se va bene, 1 volta ogni 2 anni, secondo te ho interesse a sentirti più spesso?

no, dioporco.

per inciso aggiungo che preferirei sentire più spesso la tua amica (che ho già aggiunto ovviamente) con quelle tette antigravitazionali.




update di pubblicazione

purtroppo mi ha contattato anche l'amica con le tette antigravitazionali. ha compiuto un altro dei grandi errori di feisbuc, aprire una chat. perché mi devi aprire un chat se non sai cosa dire o non vuoi in realtà parlare? io non te l'ho aperta, perché devi metterti in questa condizione? insomma mi scrive, mi saluta, io le dico ciao come va, quanto tempo e lei mi dice "o, vedo che sei ancora a colonia, sono proprio invidiosa"

allora, diocane, non è vero che sei invidiosa, cazzo. non è vero, non te ne frega un cazzo e soprattutto mi chiedo dove cazzo tu abbia letto cazzo che io cazzo sto ancora a colonia. cazzo. non c'è scritto da nessuna parte. alché rispondo gentilmente che no, forse ti sei confusa, non è colonia, e bologna e ci devo rimanere ancora per diversi anni.

silenzio.

passano i minuti. nessuna risposta. non che mi aspetti una risposta specifica, ma se questo è l'andazzo allora vattene in silenzio, come quando ad una festa vuoi cambiare una canzone di merda e simuli il fade out abbassando il volume. no, lei ha voluto fare come quelli che nel mezzo della festa arrivano allo stereo e cambiano musica di colpo, con il volume al massimo così che tutti si accorgono infastiditi che ha cambiato canzone. lo ha fatto scrivendo questa frase:

"è così, l'istruzione richiede impegno e tempo"

poi è andata offline.

ma diocane, mi prendi per il culo? ma chiccazzo sei, mia nonna? il prete? no cazzo, no. sei una cazzo di ragazza con le tette che sfidano la gravità, perché devi sparare 'ste stronzate? sembra il copione di una brutta soap di raitre. perché devi rovinare tutto così? perché le persone non possono rimanere in silenzio e sparire?